
Il progetto, proposto dall’Associazione bolognese Vitruvio, e inserito nella “Settimana della Bonifica” in collaborazione con la Bonifica Renana, ha previsto la discesa in gommone e a piedi di diversi corsi d’acqua naturali e artificiali, partendo dal Sostegno del Battiferro a Bologna, per giungere in Adriatico, territorio ravennate.
Il percorso è stato sviluppato e portato a termine da due collaboratori di Vitruvio impegnati nei vari percorsi sul tema delle acque, proposti dall’Associazione: Francesco Nigro e Michele Bertolucci, uniti dalla scoperta del fascino delle vie d’acqua nella loro connotazione storico-sociale e di “viaggio alle porte di casa”.
Entrambi zoologi, specializzati nell’ecologia degli ambienti acquatici, con lavori che concernono la conservazione di specie a rischio nella rete Natura 2000 dell’area Ravennate. L’iniziativa ha acquisito la duplice valenza sia di esperienza personale di conoscenza diretta e riavvicinamento naturalistico al territorio che di progetto pilota, volto a valutare modalità, tempistiche e percorsi per spingere la navigazione delle acque interne oltre le porte di Bologna. Tutto questo in vista di successive iniziative rivolte al pubblico, mirate a mettere in luce il patrimonio storico e culturale, nonché naturalistico, di questa realtà a noi così vicina, ma non del tutto conosciuta, nell’ottica della fruibilità sostenibile, la valorizzazione e il recupero delle piccole realtà locali.
Nel corso del tragitto sono state inoltre effettuate riprese e fotografie di tipo paesaggistico e naturalistico e si è cercato di cogliere sia aspetti positivi che criticità: per esempio l’impatto della componente zoologica e botanica alloctona sulle biocenosi, scarichi e captazioni abusive che, qualora individuati, sono stati georeferenziati per poter essere segnalati alle autorità competenti.
La quasi totalità del percorso è stata svolta a remi su un tender gonfiabile a 4 posti con chiglia smontabile, sfruttando la rete idrica che mette in comunicazione la città di Bologna con il fiume Reno. Un semplice carrello a due ruote ha reso possibile i percorsi via terra, consentendo lo spostamento del gommone su strade asfaltate e facilitando lo svalicamento degli argini.
Dal diario di Francesco Nigro
Il primo giorno, il 13 di maggio, partendo dal Sostegno del Battiferro di Bologna, è stato percorso il Canale Navile sino a Bentivoglio, quindi svalicato l’argine, il Collettore e il Sistema Navile – Savena Abbandonato sino alle porte di Altedo.
I maggiori punti critici si sono trovati percorrendo il Canale Navile, in particolare nella zona di Corticella. Nonostante al momento della partenza sia risultato del tutto percorribile in gommone, l’elevatissimo inquinamento delle acque e dei fanghi, la presenza di rifiuti, scarichi abusivi, scolmatori e depuratore in particolare, risultano i maggiori punti critici.
Un taglio sul fondo del gommone a livello del depuratore, causato da materiale metallico, ha determinato spiacevoli conseguenze fra cui il rallentamento, dovuto all’esigenza di dover apportare le necessarie riparazioni.
Inoltre a pochi chilometri da Bentivoglio gli abbattimenti in argine hanno creato, al momento del passaggio, veri e propri sbarramenti con accumulo di detriti vegetali e rifiuti di ogni genere.
Il secondo giorno, superata una paratia, si è continuato sul Savena Abbandonato sino alla località Ponte di Bailey, dove si è lasciato il corso del canale prima della briglia a cui fa seguito una brusca
deviazione del canale verso est.
Per quanto caratterizzato da un uso scorretto delle acque con scarichi e soprattutto abduzioni frequenti, degradato e lasciato a se stesso, da un punto di vista prettamente naturalistico, il sistema Navile-Savena Abbandonato crea un vero e proprio corridoio ecologico.
Affollato da una decina di specie di pesci (dai reofili ai limnofili) che metterebbero in difficoltà qualunque biologo inconsapevole della particolare natura della rete idrica bolognese, alle prese con l’indice ittico di qualità fluviale.
Capita di osservare il Martin Pescatore che si spinge sino al sostegno della Bova sotto la Stazione Centrale di Bologna; un buon numero di gallinelle d’acqua, germani, qualche esemplare di moriglione, aironi, cormorani, corvidi e passeriformi si alternano fra le rive alberate e gli sprazzi di canneto. Il gracidio delle rane verdi va e viene, ma altro la qualità dell’habitat non consente e per ascoltare una raganella bisogna spostarsi nelle oasi o nella fascia boscosa che, nel punto in cui il Savena Abbandonato si avvicina al Reno, cinge il Canale della Botte.
Forte la presenza delle testuggini palustri americane di cui sono state osservate evidenze di riproduzione durante il percorso in Savena Abbandonato e di alcune specie di ofidi innocui italiani. Il famigerato gambero killer (Procambarus clarkii) non trova un habitat congeniale nei fanghi anossici del Navile.
Lasciato definitivamente il Sistema Navile e Savena Abbandonato,si è superato l’argine del Reno per proseguire via fiume nella conca alberata e cinta da rovi del Cavo Benedettino. Bloccati da uno sbarramento di tronchi si è recuperato durante la notte muovendosi verso la zona di Traghetto.
Il terzo giorno si è lasciato il fiume per inserirsi, nel punto più prossimo, direttamente nel parallelo Canale della Botte, proseguendo quindi la navigazione via “acque alte” nel Sistema Botte-Lorgana fino a Salarino e interrompendo il percorso alle porte di Argenta per una visita a Campotto e al Museo della Bonifica.
Con un ambiente completamente stravolto da secoli di opere di bonifica e nuovi equilibri che si instaurano con l’avanzare delle specie esotiche, la biodiversità italiana trova spazio proprio fra le strutture della Bonifica Renana: fra le casse d’espansione, fossi e canali rinaturalizzati e gli habitat ripristinati nell’Oasi, parte integrante del Parco Regionale del Delta del Po.
Anche qui l’influenza della fauna esotica si sente direttamente o indirettamente, con l’aumento di predatori come gli ardeidi messi di fronte a nuove forme di cibo, dalle cozze d’acqua dolce ai gamberi e con conseguente maggiore pressione anche sulla fauna minore autoctona, fra cui anche la rara testuggine palustre italiana.
Il percorso via fiume è ripreso il quarto giorno sotto al ponte di Argenta per terminare in prossimità del traghetto. Da Argenta sino a Sant’Alberto si susseguono i luoghi più suggestivi , accolti dai salti delle grosse carpe nelle acque basse, il tratto boscoso iniziale ha richiesto attenzione e perizia; frequenti nei primi dieci chilometri gli alberi morti e caduti che possono formare sbarramenti. Successivamente il corso va aprendosi diventando molto più ampio e profondo e facilmente percorribile.
Nessun animale che tocca l’acqua, torbida, con tronchi e rami che formano rifugi, ormeggi improvvisati e barche da pesca che si susseguono fra una sponda e l’altra, fanno percepire maggiormente la massiccia presenza del siluro.
Particolarmente suggestive le immissioni di Idice e Santerno e la vista delle Valli Di Comacchio dall’argine sinistro opposto a Sant’Alberto. Da Sant’Alberto si è proseguito a piedi per 5 chilometri fino ad immettersi nel Canale Destra Reno.
Il quinto giorno il tragitto è terminato senza mai lasciare il canale, sgonfiando parzialmente il gommone per passare fra le paratie dell’impianto che immediatamente a Monte della Statale Romea, vede il susseguirsi dei bilancioni sino al piccolo porto canale di Casal Borsetti, che si apre sull’Adriatico.