
Il dado è tratto; i soldi, anche. Si farà il progetto della barriera anti sale sul delta del Po: per la precisione, sul ramo del Po di Pila. Se un giorno verrà davvero realizzata, dovrà impedire la risalita del cuneo salino. Si tratta dell’acqua salata dell’Adriatico che penetra nel fiume quando quest’ultimo ha una portata ridotta. La risalita rende impossibile nel delta l’irrigazione con l’acqua del Po e rovina i campi, gli ecosistemi, le falde sotterranee di acqua dolce.
La risalita del cuneo salino non è dovuta solo alla siccità. Le cause sono soprattutto le attività umane: si tratta degli enormi prelievi di acqua dal fiume e della subsidenza, cioè dell’abbassamento del livello del suolo. La passata estrazione di idrocarburi ha portato a misurare nel giro di pochi anni la subsidenza in metri. Ora l’estrazione del gas è di nuovo possibile, anche se in tono minore.
La barriera anti sale non rimuoverà le cause della risalita del cuneo salino nel Po. Anzi: favorirà l’aumento dei prelievi irrigui nel delta, rendendo possibili anche quelli ora impediti dalla salinità dell’acqua. Inoltre le soluzioni sperimentate in passato sul Po di Pila hanno mostrato che la barriera non funziona quando la portata del Po è molto ridotta: cioè proprio quando la barriera stessa sarebbe più utile. Ma andiamo con ordine.
Il ministero delle Infrastrutture ha annunciato in settimana che i fondi per progettare la barriera anti sale sul ramo del Po di Pila fanno parte dei 20 milioni stanziati contro la crisi idrica. Il progetto sarà redatto dal Consorzio di bonifica del delta del Po, che si occupa anche di irrigazione e che – ovviamente – esprime soddisfazione: perorava da tempo la realizzazione di questa opera.
E’ difficile pensare che la sola barriera sul Po di Pila possa salvaguardare l’intero delta. La risalita del cuneo salino si manifesta infatti anche sul Po di Tolle, Maistra, Goro, Gnocca. Come funzionerà la barriera? A quanto ora si sa, essa dovrebbe chiudersi e formare una sorta di diga solo quando altrimenti l’acqua di mare entrerebbe nel fiume. Si dice infatti che sarà come il Mose di Venezia. Quest’ultimo si alza dai fondali della laguna per proteggere la città in caso di alta marea eccezionale. La realizzazione del Mose ha richiesto 17 anni e svariati miliardi; è stata inoltre accompagnata da scandali ed arresti.
Ma non si tratta solo di agire efficacemente, onestamente e con tempi non geologici. C’è anche un altro problema: la progettazione della barriera anti sale dovrà avventurarsi in territori inesplorati. Infatti le passate sperimentazioni sul Po di Pila hanno dimostrato l’efficacia della barriera solo quando la portata del Po a Pontelagoscuro è pari almeno a 450 metri cubi d’acqua al secondo. L’estate scorsa la portata a Pontelagoscuro è scesa a 113 metri cubi al secondo. Anche la situazione di quest’anno suggerisce una portata estiva del Po molto ridotta.
In altri termini, bisogna inventare soluzioni diverse da quelle viste finora perché altrimenti c’è il rischio che la barriera non funzioni durante le forti magre che sembrano costituire la nuova normalità: cioè che non funzioni proprio quando servirebbe di più. Magari queste soluzioni si troveranno, ma magari no: neanche i migliori ingegneri sono in grado di compiere i miracoli.
E poi esiste una questione di fondo. Il sale dell’Adriatico entra nel delta del Po a causa della subsidenza e della portata esigua del fiume, ma non è solo la siccità a far sparire l’acqua dal Po. Si calcola che in primavera-estate i prelievi dal Po per l’irrigazione siano pari a circa la metà della portata media del fiume: lo si deduce da una tabella presente in un allegato del piano di bilancio idrico del fiume. Il 50% della portata media: figurarsi quanto incidono sulla portata i prelievi irrigui in tempo di siccità e di magra grave.
La barriera antisale, se e quando verrà realizzata, non modificherà questa situazione. Consentirà invece di usare per l’irrigazione anche l’acqua del delta che altrimenti sarebbe inservibile perché contaminata dal sale del mare. Ovvero, consentirà semmai di aumentare i prelievi irrigui che causano la risalita del cuneo salino.
Secondo stime vecchie ormai di sei anni, la barriera anti sale sul Po di Pila costerebbe 25 milioni di euro. Ragionevole pensare che ora i milioni siano ben più. Non si vede all’orizzonte neanche un centesimo, invece, per gli investimenti che consentirebbero di diminuire i prelievi irrigui dal Po, ad esempio convertendo l’irrigazione dal metodo a pioggia al metodo a goccia.
Chi ora vuole attuare accorgimenti per ridurre il consumo d’acqua in agricoltura, deve tirare fuori i soldi di tasca sua. Invece gli altri un dopodomani, a barriera anti sale costruita e funzionante, potranno irrigare a pioggia prelevando ancor più acqua dal Po di Pila.
Foto Copernicus – Sentinel 2