
di Luigi Griva
A fianco del cabotaggio fluviale usato per le merci sin dal 1500 esisteva – lungo il Po e nel reticolo di canali intorno alla laguna di Venezia – una florida organizzazione di vettori, specializzati nel trasporto di persone . Utilizzavano imbarcazioni appositamente realizzate per rendere più confortevole il viaggio per acqua: peote, burchielli, e cioè piccoli burchi da trasporto modificati, e bucintori.
In questo caso il termine era improprio, perché faceva riferimento al Bucintoro dogale, usato nelle cerimonie ufficiali della Serenissima e, particolarmente, per l’insediamento di ogni nuovo doge (sposalizio del mare) e per l’annuale festa dell’Ascensione, la Sensa .
Le peote erano mosse da 6 o 8 remi; burchielli e bucintori erano invece sovente a traino. Del bucintoro dogale in effetti questa nave corriera conservava una cabina, detta tiemo, con panche e poltroncine riservate ai viaggiatori, allestimenti di lusso, e c’erano addirittura servizi igienici .
Le “barche di volta”, così venivano indicate le barche corriere, per passeggeri e bagagli, erano gestite da associazioni di barcaioli che avevano le loro sedi a Verona, Padova e Vicenza; la più importante, la Compagnia dei Corrieri Veneti, faceva trasporto di posta e denaro. Lo scalo di approdo era nei pressi del ponte di Rialto.
L’itinerario da Padova a Venezia era il più utilizzato, e costava non più di due lire: il Burchiello della Brenta collegava le ville rivierasche con la laguna, di esso ci hanno lasciato descrizioni e impressioni viaggiatori famosi, come Johann von Goethe, Michel de Montaigne e Charles de Brosses, conte di Tournay, ma anche Giacomo Casanova, gran viaggiatore , amatore, e informatore degli Inquisitori di Venezia .
Eccone la sua descrizione: Il Burchiello può essere considerato come una piccola casa galleggiante: vi ha una sala con un gabinetto in ciascuna delle estremità, e vi ha ricoveri per i domestici a prua e poppa. ( La cabina ) è rettangolare ad imperiale ( tipo di carrozza di lusso) orlata di finestre con vetri e imposte.”
Durante una missione, Casanova fu pure sul Po a Mesola, nel ducato di Modena, e nel 1750 sbarcò a Ponte del lago scuro, oggi Pontelagoscuro, il porto di Ferrara. Entrò quindi in città per pernottare all’albergo San Marco, e qui riconobbe una ballerina veneziana che già conosceva di vista, la Cattinella, che si fingeva nobildonna. L’artista, in attesa di migliori occasioni (attendeva il conte Holstein , suo amante in carica) aveva accettato la corte del figlio dell’albergatore, che se ne era invaghito .
Naturalmente il cavaliere veneziano pensò di mettere alla prova la sua fama di grande seduttore, e nella notte era riuscito ad introdursi nel letto della bella Cattinella, quando furono allertati da uno scalpiccio di cavalli: era proprio il conte di Magonza ) .Costretto a rifugiarsi nel solito armadio, sempre presente nei racconti erotici, Casanova dovette assistere ad altri inequivocabili rumori, amplificati dalla circostanza che il conte era particolarmente corpulento. Non solo, chiuso nell’armadio, una volta che gli amanti furono partiti dovette chiedere a gran voce soccorso per essere liberato: Cattinella, nella foga degli amplessi, aveva dimenticato di restituire la chiave!
Ma anche un altro viaggiatore e scrittore, l’astigiano Vittorio Alfieri, ci ha lasciato una testimonianza letteraria di un viaggio in burchiello, nel 1767 “Al ponte di Lagoscuro m’imbarcai su la barca corriera di Venezia, e mi trovai in compagnia d’alcune ballerine di teatro di cui una era bellissima; ma questo non mi alleggerì punto la noja di quell’imbarcazione, che durò due giorni e una notte, sino a Chiozza (Chioggia) , atteso che codeste ninfe facevano le Susanne, e che io non ho mai tollerato la simulata virtù . Ed eccomi finalmente a Venezia”.