
di Andrea Dal Cero
I grandi fiumi cambiano in fretta la loro personalità e sempre di più si comportano come fossero torrenti. I torrenti, per parte loro, si ingrossano al punto di diventare fiumi, con tutto il pericolo che questo comporta.
Sembra proprio che tutti i nodi stiano venendo al pettine e che interi decenni di incuria del territorio e di indifferenza per la sua intelligente gestione presentino ora il conto da pagare.
Un conto particolarmente salato!
Salato per la politica ufficiale che ha perso ogni sua credibilità, per la politica locale e amministrativa che si è quasi sempre dimostrata miope o addirittura assente nei confronti della tutela ambientale, per la filosofia della politica in generale che non è più da tempo capace di ripensare la Cosa Pubblica.
Così, in questo vuoto di intenzioni e di idee progettuali, stanno affrontando giornate tremende il Piemonte, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Toscana, il Lazio.
Per non parlare della Puglia, che è un’altra storia, anche se le responsabilità sono sempre delle stesse persone e degli stessi apparati.
E’ molto più facile e gratificante perforare una montagna piena di dignità che rimettere in sicurezza un territorio nazionale che la sua dignità se l’è giocata in cambio di un piatto di lenticchie.
Tra progresso e sviluppo si fa sempre, e in maniera criminale, più confusione.
“Credo nel progresso ma non nello sviluppo. Non in questo sviluppo!” Diceva Pasolini nel 1968.
Le cose non sono cambiate in tutti questi anni.
E allora continuiamo con la cronaca di tutti i disastri che stanno avvenendo lungo i nostri corsi d’acqua, dal momento che i giorni della ragione stentano ancora ad arrivare.
Buona fortuna a tutti.