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In mostra i fossili del Po ritrovati durante la grande magra del 2022

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fossili del po rinvenuti durante la magra 2022 mandibola di lupo

I fossili del Po ritrovati durante la grande secca sono protagonisti della mostra permanente che si inaugura domenica 19 febbraio, al Museo Paleoantropologico di San Daniele Po (Cremona). Il titolo è “I fossili della magra 2022”. Resti di mammut, cervo gigante, leone delle caverne… Complessivamente, si tratta di un centinaio di reperti: arricchiscono l’antichissimo bestiario già venuto alla luce lungo il letto del fiume e custodito nel museo.

Uno di questi nuovi fossili – la mandibola di lupo della foto di copertina – è già in corso di studio. Probabilmente una mandibola di rinoceronte di Merk seguirà il medesimo destino. Fra i tanti, questi due hanno le caratteristiche più adatte a rivelare aspetti ancora sconosciuti dell’ambiente in cui, in tempi remotissimi, scorreva il Po.

La magra 2022 è stata un evento assolutamente eccezionale. Tuttavia i circa 100 corrispondenti fossili che ora arricchiscono il museo rappresentano un numero tutto sommato in linea con i rinvenimenti di un anno normale. La loro particolarità, semmai, è che alcuni sono più grandi del solito. Ne spiega il motivo Davide Persico, sindaco di San Daniele Po, fondatore del museo e professore associato all’Università di Parma, dove si occupa di paleontologia e paleoecologia.

“Si trovano numerosi fossili quando si verificano prima una piena e poi una magra”, dice Persico. “La piena li smuove e li libera, la magra li rende visibili. Nel 2022 non si è mai verificata una piena. Invece, l’abbassamento dell’acqua ha consentito di vedere ciò che, dopo le precedenti piene, non era venuto all’asciutto ma era rimasto spiaggiato in punti abitualmente sommersi”.

In parte, i fossili del Po arrivati nel 2022 sono stati raccolti da volontari del museo durante ricognizioni appositamente organizzate sulle spiagge emerse lungo le rive del fiume. In parte, li hanno portati al museo persone che li hanno trovati per caso.

La grande secca ha consentito di recuperare fra l’altro frammenti di zanne di mammut (il più lungo misura una cinquantina di centimetri) e di elefante antico. Era alto quattro metri e le zanne, anziché ricurve come negli elefanti attuali, scendevano diritte fin quasi a sfiorare il suolo. Poi la mandibola del lupo già in corso di studio – un altro lupo del Po – che, a giudicare dalle dimensioni, apparteneva forse ad un grande maschio del peso di circa 45 chili.

Ancora, fra questi nuovi fossili del Po ci sono due mandibole di altrettanti rinoceronti di Merk, ben più grandi dei rinoceronti attuali. Frammenti di ossa di alce e di cervo gigante, o megalocero, che misurava due metri al garrese. Un pezzo di femore di un leone delle caverne, che si aggiunge alla mandibola del 2017. Un buon numero di parti di cranio di bisonte, provenienti da esemplari diversi: “Un’intera mandria”, come dice Davide Persico.

“Questi fossili non hanno più di 180.000 anni”, tira le somme Persico. Appartengono a specie già note nella zona, ma che certo non vissero tutte contemporaneamente. L’elefante, ad esempio, è segno di un ambiente tipo savana; il mammut e l’alce indicano clima freddo. Datandoli, sarebbe possibile avere indicazioni sulle fasi climatiche che si sono succedute nella valle del Po. “Ma sarebbe indispensabile l’esame al radiocarbonio”, precisa Persico. Aggiunge: “Di regola, per la datazione ci si può basare sulla profondità alla quale i fossili vengono rinvenuti. Però, nel caso del Po, la corrente sposta e rimescola”.

La generalità dei fossili del Po rinvenuti nel 2022 non sarà datata al radiocarbonio né studiata. L’eccezione, oltre che dalla mandibola del lupo, sarà rappresentata forse anche da una mandibola di rinoceronte di Merk. “Le due mandibole conservano, rispettivamente, tutti i denti e almeno un dente. E quante informazioni si ricavano dai denti!”, spiega Persico. Racconta di un’altra mandibola fossile di rinoceronte del Po: fra i denti c’erano frammenti di torba. In questi frammenti è stato possibile isolare pollini di piante. Dai pollini si è risaliti alle specie vegetali allora presenti.

La secca che nel 2022 ha consentito di trovare un centinaio di fossili del Po prosegue tuttora. Il profano che si imbattesse in un osso, come fa a capire se è un fossile o no?

Davide Persico fornisce i criteri. Innanzitutto, il peso e il colore: le ossa recenti sono leggere e bianche o beige; quelle fossili, pesanti e color nocciola o nere. E poi, bisogna verificare l’assenza di sostanza organica. Complicato? No no. “Se l’osso è asciutto, basta leccarsi un dito e passarcelo sopra. Quando si tratta di un fossile, ci resta appiccicato”, spiega Persico.