
Fino a nuovo ordine, il Po non tornerà ad essere quello che è sempre stato: e non si tratta solo della sua portata drammaticamente anoressica a causa della perdurante siccità. Per l’immediato futuro, infatti, il Po avrà caratteristiche vicine a quelle di un torrente. Sono caratteristiche ben diverse da quelle di un fiume, che pure il Po dovrebbe possedere: il maggior fiume d’Italia.
La funesta constatazione viene da Alberto Lasagna, direttore provinciale di Confagricoltura Pavia ed ex direttore tecnico del Consorzio di irrigazione Est Sesia. La illustra nei giorni in cui l’Osservatorio sugli utilizzi idrici certifica che il Po sta vivendo la peggior crisi da settant’anni a questa parte.
Ma si potrebbe aggiungere che le informazioni relative alle condizioni del Po vecchie di settant’anni e più non sono molto dettagliate. Dunque non è affatto escluso che sarebbe necessario spingersi ancor più indietro nel tempo per incontrare una situazione analoga a quella che ora descrive Alberto Lasagna: un Po più simile a un torrente che a un fiume.
La differenza? I fiumi possono contare sullo “zoccolo duro” di un significativo apporto costante di acqua, che tende a stabilizzarne la portata. I torrenti no. La portata dei torrenti è dunque direttamente influenzata dalle precipitazioni ed oscilla vistosamente. Quando piove, si gonfiano rapidamente: ma subito dopo si sgonfiano altrettanto rapidamente.
Signor Lasagna, qual è lo “zoccolo duro” di acqua che il Po ha perso?
“Non può più contare sulla fusione della neve sulle Alpi, che costituisce il 60-70% della portata abituale. In questa stagione, con i primi caldi, la neve in montagna dovrebbe fondere e il Po dovrebbe gonfiarsi. Ma lo scorso inverno sulle Alpi ad Ovest del Lago di Como è caduta pochissima neve e, dato il caldo, quella poca è già sparita.
Solo per fare un esempio, al Passo Moro (2.800 metri di altitudine sopra a Macugnaga, nel Verbano-Cusio-Ossola) nei primi giorni di giugno non c’era già più neve al suolo. Mai successo. In precedenza, l’annata peggiore era stata il 2011, quando la neve al suolo sparì il 26 giugno. All’estremo opposto, nel 2009 ci fu neve al suolo fino all’11 agosto”.
Però il Po riceve l’acqua proveniente dalla fusione dei ghiacciai che, sebbene sempre più ridotti, sono presenti sul versante italiano delle Alpi
“Sì, qualcosa dai ghiacciai arriva ancora. Tuttavia, dato l’innalzamento delle temperature, i ghiacciai sulle Alpi continuano a ritirarsi e l’acqua di cui siamo abituati a godere deriva anche dall’erosione del nostro tesoretto, cioè della riserva idrica che i ghiacciai incorporano”.
Eventuale pioggia a parte, da dove viene l’acqua che ora il Po conserva?
“Ci sono le sorgenti perenni, stabili e costanti, che però rappresentano solo una piccola percentuale della portata del Po: chissà che giri ha fatto nel sottosuolo la loro acqua prima di sgorgare in superficie, chissà da dove viene e quando è caduta al suolo sotto forma di pioggia o di neve. E poi c’è l’acqua trattata dai depuratori e quella proveniente dai campi irrigati e dalle risaie, che viene ceduta lentamente al sottosuolo e poi dal sottosuolo al Po”.
E per il resto nel Po finirà solo la pioggia, se e quando pioverà?
“Le piogge e i temporali sono in grado di gonfiare improvvisamente e vistosamente un corso d’acqua: però nel giro di due-tre giorni la situazione torna quella di prima. Lo vediamo chiaramente nei fiumi che scendono dagli Appennini e che non possono contare su un significativo ‘zoccolo duro’ di acqua proveniente dalla fusione delle nevi. Ad essi ora somiglia il Po, e ad essi continuerà a somigliare ancora per diversi mesi. Non sarà sufficiente il ritorno della neve sulle Alpi con l’autunno-inverno. Prima del livello del Po, dovrà stabilizzarsi il livello dei grandi laghi. Il Lago Maggiore, ad esempio, ora ha il livello più basso dal dopoguerra”.
Dunque, se pioverà e poi tornerà il sole, vedremo il Po che si gonfia e si sgonfia come un pallone. Ma al di là di questi eventuali episodi, bisogna attendersi che durante l’estate la portata del Po diminuisca ulteriormente?
“No, non credo. O meglio: secondo me la portata del Po potrà diminuire ancora a causa dei prelievi d’acqua a scopo irriguo, ma non diminuirà la quantità di acqua che il fiume continuerà a ricevere”.
Dicono che il Po non è mai stato così malridotto da settant’anni a questa parte. Esistono informazioni relative ai precedenti?
“In realtà nel 1962, cioè 60 anni fa, è accaduto un fenomeno uguale e contrario a quello che vediamo ora. All’inizio dell’estate, la Pianura Padana e soprattutto le sue risaie dovettero fronteggiare situazioni di siccità estrema perché faceva così freddo che la neve sulle Alpi, seppur presente, non fondeva.
Per il resto, anche se esistono dati più che secolari sulle temperature, l’abitudine di registrare le precipitazioni è relativamente recente, e quella di prender nota della portata del Po lo è ancora di più. Bisogna fare ricorso a informazioni cronachistiche e aneddotiche: significative, ma certo non scientifiche e nemmeno precise.
A quanto so, risalendo all’indietro nel tempo la prima siccità davvero marcata di cui si ha notizia risale al 1870. Anche sulla mia vecchia casa in Lomellina c’è la scritta ‘Eretta senza pioggia, 1870’. Lascia presumere che non piovve per tutto il tempo necessario ad edificarla”.
Nel 1870 l’edificazione di una casa, pur non essendo certo una faccenda fulminea, durava mesi piuttosto che anni. Non c’era bisogno di attendere progetti e permessi né di realizzare impianti ed allacciature. Dal 2022 al 1870: bisogna forse andare così indietro nel tempo per trovare una siccità che, come questa, meritasse di essere ricordata.