
Inizia lunedì 8 a Calendasco (Piacenza) l’annunciata mostra dedicata all’ “Archeologia di plastica”. Il suo oggetto sono i rifiuti d’annata che il Po ha restituito durante la grande secca iniziata ormai un anno e mezzo fa e solo parzialmente alleviata dalla pioggia caduta durante il ponte del Primo Maggio. Le foto in anteprima dell’esposizione sono più avanti, in questa stessa pagina. In copertina, una bomboletta d’insetticida che avrà visto almeno 40 primavere.
Si tratta di un allestimento spartano e basato sul volontariato, dunque visitabile solo per pochi giorni feriali, ma decisamente originale. Consente infatti di specchiarsi nei rifiuti per vedere come eravamo, come siamo e che cosa abbiamo fatto all’ambiente.
La mostra nasce da un’idea di Umberto Battini, egli stessi di Calendasco e frequentatore abituale delle rive del Po, lungo le quali ha raccolto personalmente i reperti. Il titolo completo è “Il Po, Antropocene – Archeologia di plastica”. L’Antropocene è il termine con il quale gli studiosi indicano gli ultimi decenni. Costituiscono una sorta di nuova era geologica, durante la quale è l’uomo – e non più le forze della natura – a modellare l’aspetto della Terra. I rifiuti sparsi ovunque e composti dalla pressoché indistruttibile plastica sono una caratteristica dell’Antropocene. La mostra di Calendasco invita a prenderne coscienza.
“Ho trovato lungo il Po in secca un gran numero di palloni – elenca Battini – Pennarelli, penne, involucri di prodotti ormai non più in commercio… Di tutto, compresi profilattici ancora sigillati nelle loro confezioni”. Le foto in anteprima di “Archeologia in plastica” sono nella galleria fotografica qui sotto. Clic su ogni immagine per vederla ingrandita.
Spiccano nella seconda foto una bambola Anni 70 ed un apparecchio per misurare la glicemia; nella terza, un tubetto di maionese Tomé con un aspetto ben diverso da quello attuale. L’ultima immagine fornisce un quadro generale.
“La plastica visibilmente vecchia abbonda nel Po, mentre quella nuova è più scarsa – nota Battini – Sembra che, per fortuna, la dispersione dei rifiuti vada attenuandosi”. Come dice il suo ideatore, la mostra “Archeologia in plastica” è ad impatto zero ed anzi sottozero, visto che non consuma risorse naturali ma piuttosto contribuisce a ripulire l’ambiente. E’ anche a costo zero: “Nessuna sponsorizzazione, nessun patrocinio, neanche un euro di denaro pubblico”. L’esposizione viene infatti allestita in un edificio privato, concesso in prestito gratuito per l’occasione. Si tratta dell’hospitale in cui anticamente sostavano i pellegrini lungo la Via Francigena e nel quale si ritirò in eremitaggio san Corrado Confalonieri.
Soprattutto – ed è un aspetto al quale Battini tiene molto – la mostra è replicabile lungo tutto il corso del Po, secca o non secca, dal Monviso al delta. “Qualcosa sta muovendosi a Zibello”, annuncia. Per intanto, “Archeologia in plastica” si svolge a Calendasco presso l’hospitale di via Mazzini 13 da lunedì 8 a sabato 13 maggio. E’ visitabile (ingresso libero) in orario 10-12 e 15-17,30.
Tutte le foto sono di Umberto Battini