
dal nostro corrispondente Gian Luigi Casalgrandi

Tra le realtà più interessanti della pianura modenese legate al tema dell’acqua emerge sicuramente Nonantola. Fiumi e canali in massima parte, regimentati i primi e scavati i secondi, dai Romani nel 183 a.C. e con l’arrivo dei Benedettini nel 751 d.C., vennero ulteriormente ampliati per utilizzare l’acqua come forza motrice, l’irrigazione dei campi e l’approvvigionamento idrico per usi alimentari.
Purtroppo negli anni settanta del Novecento (a causa di scarsa sensibilità verso l’ambiente e un’industrializzazione selvaggia) diversi Enti preposti al controllo, segnalarono il gravissimo inquinamento del Canal Torbido (una delle vie d’acqua più antiche della zona) che prende le acque a Savignano sul Panaro prima di immettersi nello stesso fiume, a nord, nelle valli di Crevalcore.
Deviato negli anni ’50 per ampliare il paese e tombato nei decenni successivi, anche per “nascondere” il degrado delle sue acque, ora scorre in parte sotto le strade e le piazze, coperto dal cemento.

Nel 1993 è stato istituito un gruppo tecnico con lo scopo del suo risanamento ed oggi la situazione è notevolmente migliorata.
Attualmente il Canal Torbido, la Fossa Bosca e la Sorga, ossatura storica del sistema idraulico di Nonantola, la stessa dei secoli passati, si incontrano ancora al Torrazzuolo. Attraversano i terreni della Partecipanza Agraria, lambiscono il nuovo bosco ricostruito nel 1991, formando nuovamente una palude, frutto di un lungimirante intervento di riqualificazione ambientale e dando vita all’area di Riequilibrio Ecologico “Il Torrazzuolo” dove terra ed acqua in “simbiosi ecologica” ricostituiscono una parte dell’antico paesaggio popolato da diverse specie animali e vegetali.