
Di che cosa si tratta in realtà, quale sarà il suo impatto sul Po? Tante domande attorno al progetto Win-It, tenuto a battesimo pochi giorni fa a Piacenza. Mira a portare sul Po navi per il trasporto merci lunghe 100 metri. Solcheranno il fiume per almeno 300 giorni all’anno: esclusi, si presume, i mesi di magra. E dunque bisognerà adattare a queste navi+ il corso di uno dei pochi fiumi europei – forse l’unico, anzi – che ancora si trova in uno stato seminaturale.
La presentazione di “Win-It”, come recita il comunicato stampa dell’AIPO (Agenzia interregionale per il fiume Po), è avvenuta giovedì 10 novembre; sono promotori del progetto la stessa AIPO e il ministero per le Infrastrutture; finanziamento di due milioni 730 mila euro, per metà a carico dell’Unione Europea.
Le domande attorno al progetto Win-It sono inevitabili, dato che al momento – finanziamenti promessi a parte – si tratta di una scatola vuota. La presentazione segna infatti l’avvio di studi dai quali discenderanno le opere da progettare e realizzare. E’ chiara, al momento, la dimensione delle navi che si vogliono far navigare sul Po per trasportare le merci: imbarcazioni di classe V CEMT, ha spiegato in una videointervista a Libertà il direttore di AIPO, Meuccio Berselli.
Classe V CEMT, caspita! Ai battelli turistici che incroceranno queste navi sembrerà di andare in gita allo scalo merci delle Ferrovie. In base alla classificazione adottata dalla Conferenza europea dei ministri dei Trasporti, le navi e le chiatte di classe V CEMT sono quelle che solcano le vie d’acqua internazionali e che hanno lunghezza e larghezza pari, rispettivamente, a 95-110 metri e a 11,4 metri. Questo vale per la classe Va CEMT, la più piccolina: per la classe Vb la lunghezza è di 185-195 metri. Le imbarcazioni Va CEMT trasportano un carico di 1.500-3.000 tonnellate: ovvero, quanto un’ottantina di Tir. Pescaggio compreso fra 2,5 e 4,5 metri; altezza sopra il pelo dell’acqua fra i 5,25 e i 7 metri. Per la classe Vb CEMT i numeri sono anche in questo caso maggiori.
Oltre alla classe delle navi, un’altra cosa sembra chiara: ma in realtà non lo è molto. Si tratta del fatto che, per permettere la navigazione di simili imbarcazioni, su “alcuni tratti” del Po verranno effettuate “opere per la sistemazione a corrente libera”. Sono sempre parole del comunicato stampa AIPO.
Il comunicato stampa infatti non spiega né quale tratto del Po ospiterà il traffico merci né cosa significa “a corrente libera”.
L’espressione sembra a prima vista evocare un indisturbato fluire del fiume. Davvero? Mica tanto. Innanzitutto, con ogni probabilità si rettificheranno alcune curve dell’alveo. Del resto, navi lunghe 100 metri non potrebbero mai affrontare i meandri ad “U”. Inoltre – a quanto è dato di capire – verranno installati i cosiddetti pennelli. Sono un po’ come dei grandi pettini paralleli al corso del fiume e saldati alle sponde, con i “denti” protesi verso il centro del fiume stesso. La loro funzione: concentrare la corrente nel mezzo del Po, dandole così la forza necessaria per scavare un canale nel letto sabbioso.
Tutto questo non rappresenta una certezza. E’ invece una ragionevole deduzione basata sui documenti dell’Unione Europea relativi a Win-It e soprattutto sugli atti italiani che da essi discendono. Da questi stessi documenti si ricava anche che la navigabilità per le maxi navi cariche di merci riguarda il tratto da Cremona all’Adriatico.
Come si ricava dal comunicato stampa di AIPO, Win-It si inserisce in CEF (Connecting Europe Facility), il programma dell’Unione Europea relativo alla realizzazione di grandi infrastrutture per i trasporti. Discende dal progetto “Po River 365”, per la navigabilità commerciale da Cremona all’Adriatico. Quest’ultimo ha partorito Win-It, nel quale al Po si aggiunge la navigabilità commerciale di una via d’acqua da Venezia alla foce del Mincio.
Per quanto riguarda il Po, gli studi effettuati nel 2015 per “Po river 365” danno qualche indicazione sul modo in cui Win-it potrà prendere forma. In questi studi si avanzano tre ipotesi, eventualmente fra loro combinabili: cinque grandi opere per regolare il livello del fiume; tre grandi opere per regolare il livello e tratti “a corrente libera”; soltanto sistemazione “a corrente libera”. Quest’ultima è l’unica della quale ora si parla. Proprio gli studi del 2015 dicono che la sistemazione “a corrente libera” comprende l’intervento sulle “curve di navigazione più critiche” e i pennelli.
Il sentir parlare di un Po reso navigabile grazie ai pennelli ha fatto rizzare i capelli in testa, l’anno scorso, a Davide Persico, sindaco di San Daniele Po. Laureato in scienze naturali, professore associato all’Università di Parma e fondatore del Museo del Po, Persico ha spiegato gli effetti collaterali dei pennelli in un’intervista che Il Giorno ha pubblicato in occasione di un convegno sulla navigabilità del Po. L’articolo è in gran parte riservato agli abbonati. Ecco comunque le parole di Persico.
“Spero non si intenda regimare il Po come negli Anni ’60, quando la realizzazione dei pennelli ha cancellato le lanche, impedendo l’ingresso stagionale delle acque. Dagli Anni ’60 ad oggi si è alterato questo bioritmo, cambiando totalmente a livello naturalistico il fiume”.
E così – traspare dalle parole di Persico – insistere con i pennelli significa insistere a far sparire le lanche: sono le anse abbandonate dal corso principale del fiume che conservano acque stagnanti. Si tratta di zone umide importanti per la fauna: così importanti che il piano di rinaturazione del Po intende ripristinarle.
Al momento non si capisce come si intendano conciliare altri pennelli con il ripristino delle lanche. Non si capisce nemmeno dove verrebbero caricate e scaricate le merci trasportate dalle maxi navi del progetto Win-It. Servono come minimo piattaforme logistiche e banchine: saranno costruite in ogni città, da Cremona alla foce?