
Sempre più spesso le associazioni WWF, LIPU e Legambiente ricevono segnalazioni di tagli totali della vegetazione dei corsi d’acqua naturali ed artificiali. Sono interventi realizzati con mezzi non adeguati, che distruggono in modo indiscriminato i boschi ripariali, i prati e il suolo, modificando a volte in modo ingiustificato anche le forme fluviali. Così le fasce laterali dei corsi d’acqua perdono le loro funzioni ecologiche a supporto della fauna, la capacità di ridurre gli inquinanti, di attenuare la forza dell’acqua e di trattenere materiali e sedimenti.
Se è vero che la vegetazione deve essere gestita per motivi di sicurezza idraulica, i disboscamenti in molti casi non rendono i fiumi più sicuri, anzi a volte hanno l’effetto opposto, aumentando la velocità della corrente, l’erosione delle sponde e il trasporto solido.
In Emilia-Romagna, fin dal 1994 la Delibera regionale 3939 ha messo fuorilegge le “devegetazioni spinte” , che “vanno assolutamente evitate”. Successivamente la L.R n. 7/2004, le linee guida approvate con le Delibere n. 667/2009, n. 246/2012, la Delibera dell’Autorità di Bacino del Po n. 9/2006, hanno specificato meglio perché e come la vegetazione fluviale ed i sedimenti devono essere mantenuti.
Ma a causa della scarsità dei controlli, della carenza di personale qualificato e di progetti inadeguati, la legge viene spesso violata. Inoltre il meccanismo che consente di ripagare le aziende con il legname asportato, pur non essendo sbagliato in linea di principio, è molto pericoloso in carenza di un’adeguata sorveglianza.
Le Associazioni sono già intervenute in vari casi: a volte hanno ottenuto interventi ben fatti sia per la sicurezza che per l’ecologia dei fiumi, altre volte sono riuscite a ridurre i danni, ma troppo spesso non hanno potuto fare altro che denunciare gli scempi alle autorità. Di questo passo, senza un intervento deciso della Regione ed un adeguamento delle funzioni dei Servizi Tecnici di Bacino, resterà poco della naturalità dei nostri fiumi, torrenti e canali.
Non chiediamo nuove leggi, ma l’applicazione di quelle esistenti, con controlli adeguati, piani di manutenzione pluriennali basati sui criteri della riqualificazione fluviale e l’impiego di personale qualificato a partire dalle fasi di progettazione ed autorizzazione. I corsi d’acqua sono un patrimonio di tutti: la loro gestione non può essere lasciata esclusivamente a chi ha come unico interesse quello di fare legna!
Per firmare la petizione: http://chn.ge/1nMx4Lr