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Trivellazioni in Pianura Padana, stavolta tocca al fracking e allo shale gas

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Questo articolo è apparso su Il Journal quattro giorni prima delle ultime scosse di terremoto che hanno colpito la pianura tra le provincie di Bologna, Ferrara, Mantova e Rovigo. Abbiamo chiesto all’autrice Maria Ferdinanda Piva e al suo editore la liberatoria per pubblicarlo a nostra volta e, siccome nella vita si finisce per incontrarsi tra simili, abbiamo conosciuto una giornalista di inchiesta che ci è piaciuta molto. Maria è nata a Piacenza e vive a Torino: c’è un vero e proprio  spirito gaffista nel suo lavoro, nella sua storia personale e nella sua curiosità professionale.

 

Trivellazioni in Pianura Padana, stavolta tocca al fracking e allo shale gas

di Maria Ferdinanda Piva

Stavolta le trivellazioni in Pianura Padana mirano proprio allo shale gas, al gas intrappolato nelle porosità della roccia che si estrae attraverso il fracking. O almeno, così dicono a chiarissime lettere i giornali locali.

Il fracking è una tecnica che può innescare terremoti e che può portare all’ “acqua che brucia” resa famosa dal film Gasland.

Nelle carte ufficiali, per quel che ho visto, non c’è traccia dei vocaboli “fracking” o “shale gas”: peraltro in Italia il fracking non è nè permesso nè vietato, e dunque non va nemmeno dichiarata l’intenzione di effettuarlo.

Ma “Trivellazioni, ora tocca allo shale gas”, scrive oggi La Gazzetta di Modena a proposito dei significativi passi burocratici in avanti effettuati in questi giorni dell’istanza “Reno Centese” per la ricerca degli idrocarburi in provincia di Ferrara e Modena.

L’istanza “Reno Centese” è stata presentata al ministero dello Sviluppo Economico dalla società Exploenergy di San Donato Milanese.

Essa ha anche avanzato la richiesta “Lograto” per cercare idrocarburi in provincia di Brescia, e il quotidiano Brescia Oggi a suo tempo ha titolato “Shale gas, è caccia ai depositi nella Bassa”, specificando che sarebbe stata adottata la tecnica della trivellazione orizzontale. Tipica appunto del fracking.

Il fracking, o fratturazione idraulica, viene impiegato per forzare gli idrocarburi ad uscire dalle rocce che li intrappolano. Si può riassumere nel concetto di scassare e violentare la Terra in profondità.

La possibilità di innescare terremoti – evidenziata dall’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti – è legata soprattutto all’abitudine di reiniettare in profondità la grandissima quantità di acqua impiegata per le trivellazioni, poichè torna in superficie così inquinata che diventa assai difficile gestirla diversamente.

L’istanza di ricerca “Reno Centese” in Emilia si estende su oltre 650 chilometri quadrati e, scrive oggi La Gazzetta di Modena, il primo marzo c’è stata la comunicazione della avvenuta presentazione della istanza alla Commissione di Via, “perchè rilasci il solito parere favorevole alle trivellazioni”.

Non è noto se la stessa cosa sia già avvenuta, o meno, per l’istanza “Lograto”, che riguarda quasi 300 chilometri quadrati nella pianura lombarda.

Ho setacciato il sito della Expoenergy, che ha avanzato le due richieste per cercare idrocarburi. Non illumina sull’intenzione o meno di impiegare la tecnica del fracking. Afferma però che le due aree, sia in Lombardia sia in Emilia, sono già state esplorate a fondo dall’Eni, ex Agip.

Significa con ogni probabilità, aggiungo, che ormai è stato estratto tutto ciò che poteva essere raggiunto con le tecniche convenzionali. Dunque per spremerle bisogna andare oltre. E’ un elemento che, al di là dei titoli dei giornali, fa effettivamente pensare al fracking.