
Finale Emilia: gli ebrei che gestivano le barche nella piccola Venezia della Bassa modenese.
di Gian Luigi Casalgrandi

Finale Emilia, duramente colpita dal terremoto dello scorso anno, vuole risorgere e per farlo si avvale anche della sua affascinante storia. Assurta a città nel 1779 sotto il dominio degli Estensi, dal 2001, entrata a far parte dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, organizza annualmente la “Giornata della cultura ebraica”. Tra le diverse iniziative, una suggestiva passeggiata attraverso strade e piazze che conservano ancora i segni d’antica città d’acqua.

La via che ora porta al quel che resta del Castello delle Rocche (gravemente lesionato dal terremoto) un tempo costituiva il letto del fiume Panaro; in piazza Baccarini (dove fino al 20 maggio 2012 svettava la Torre del Popolo di Modena o dell’Orologio coi suoi 32 metri d’altezza) c’era la “Chiusa” e il porto antistante. Dalla torre di cinta, nascosta tra i fabbricati moderni, iniziano i primi insediamenti degli ebrei che dal 1541 fino alla ghettizzazione del 1736, controllavano il traffico fluviale delle merci. In via Torre Portello sono ancora ben visibili i vecchi numeri civici con le lettere che dividevano il borgo: “T” per gli ebrei del ghetto, e “N” per i cristiani che vivevano nella zona confinante. Sotto i portici di via Trento Trieste la storia è raccontata dagli affreschi sulle volte, immagini del vecchio alveo del Panaro e i tanti ponti che ne facevano una Piccola Venezia, prima della deviazione del fiume avvenuta nei primi anni del novecento.

Le strade del ghetto, conservano ancora l’edificio che ospitava la Sinagoga e la casa del “Maestro”. In Via Ventura, una targa ricorda l’ebreo Rubino Ventura, militare sotto l’impero napoleonico e poi generale del regno di Lahore, insignito della “Legion d’Onore”.
Per finire, appena fuori porta, imperdibile la visita al suggestivo cimitero ebraico. Curiosità: la comunità ebraica finalese si è sciolta nel 1923, venendo a mancare il numero formale di 10 uomini adulti necessari, come tradizione, per recitare le preghiere della Torah. Nel 1963 moriva Ciro Castelfranchi, l’ultimo ebreo ad abitare in città; nel 2007, invece, veniva insignito come cittadino onorario il giornalista Arrigo Levi, quale discendente della famiglia finalese Donati.

Ancora una volta, una bella storia d’acque e di uomini erranti, che hanno lasciato i segni indelebili del loro significativo passaggio. Dimenticavo: prima di andarvene entrate in uno dei locali tipici della zona e chiedete una fetta di “Tibuia” la gustosa torta degli ebrei, da gustare con un bicchierino d’anicione. Indimenticabile!
