
di Silvia Casotti
Ha fatto tappa a Ferrara nella giornata di ieri il gruppo “Un Po di Donne”, nato nel 2011 in seno alla veneziana “Associazione Canottieri Giudecca”, impegnato nel terzo raid remiero da loro organizzato, che si svolge quest’anno da Mantova a Venezia, lungo i fiumi Mincio e Po, fino alla Laguna della Serenissima.
“È stata una visita inconsueta alla città estense,” ci hanno detto le protagoniste, attorno alla tavola apparecchiata a pochi passi dalla piazza Ariostea, sotto la pergola di TerravivaBio, “perché oltre al percorso in bicicletta per le vie ferraresi Giovanni [Dalle Molle n.d.r.] ci ha accompagnate alla Porta degli Angeli, dove abbiamo potuto visitare una bellissima mostra”.
La visita all’esposizione dello scultore Valter Fingolo, infatti, non è stata un caso, perché Dalle Molle, che ne è curatore, ha voluto far incontrare queste Signore delle Acque con un artista che nel greto dei fiumi e dei torrenti raccoglie la materia prima e principale delle sue opere, per lo meno quelle di piccola dimensione, come le cosiddette “Lacrime di Fiume”, ricavate da sassi raccolti principalmente sulle rive del Piave.
Altre acque, ma sempre piene di fascino, ha toccato il raid remiero 2013, un viaggio all’insegna dello sport, dell’ambiente e del turismo sostenibile, partito il 14 agosto da Mantova, alla volta di Ostiglia, percorrendo il Mincio, proseguendo poi lungo il Po, verso Felonica e Ferrara, e ripartendo stamattina verso Crespino, Porto Viro, Rosolina Mare, per risalire, ancora, la foce del Brenta fino a Brondolo e concludersi con l’ultimo tratto, lungo la Litoranea fino a Chioggia e infine a Venezia, il prossimo 24 agosto.
La flotta, composta da tre imbarcazioni tradizionali veneziane, si compone di una caorlina a 6 remi, un sandolo a 4 remi e un bargozzo, a motore, come barca d’appoggio, su cui viaggia la capitana del gruppo, insieme alle compagne, pronte a sostituire ai remi chi si sentirà stanca durante i circa 40 chilometri al giorno di percorso, per un totale di circa 240, vogati alla veneta.
Un’occasione sportiva, dunque, alla quale partecipano sia campionesse riconosciute, sia semplici amatrici, legate da un senso tutto femminile di condivisione, di orgoglio, di coraggio nell’affrontare il percorso come una competizione non tanto l’una contro l’altra, ma di ognuna con se stessa, perché lo scorrere dell’acqua sotto le chiglie sia di sottofondo alla voglia di cercare ognuna uno spunto in più, ognuna un traguardo da superare, fisico o emozionale che sia, in una situazione comunque dura ed essenziale, che ben valorizza la capacità e la predisposizione all’empatia e all’ascolto. Perché le difficoltà si superano meglio insieme, e le gioie sono più intense se condivise, in quell’allegro caos che ha contraddistinto anche la tavolata della quale ieri ho fatto parte, assaggiando i prodotti sinceri (e biologici) della terra e dell’acqua, e trovandomi in assoluta semplicità a condividere un’atmosfera piacevolissima, che invita all’amicizia e allo scambio di idee, di emozioni, di gioco, di competenze.
Grazie dunque agli ospiti, Giovanni e Mario, e grazie soprattutto a Luana, Lucia, Orietta, Cristina, Giovanna, Colleen, Marzia, Alessandra, Sibylle, Margaretha, Elaine, Claire, Maria Pia, Natascia, Silvia, Katarina, Claudia, Diana, Elena, che mi hanno resa partecipe della loro avventura.
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